C’è una costante nel meraviglioso mondo degli Aspie, ed è questa: le cose non sono mai così facili come sembrano.
Questo disorienta molto i nt, soprattutto quelli che hanno studiato e quindi pensano di capire meglio, si fanno venire meno dubbi, quando invece il dubbio di aver studiato solo i nt se lo dovrebbero far venire.
Succede per esempio che una bimba Aspie a scuola sia un’allieva modello. Silenziosa, educata, sempre pronta a cercare di compiacere gli adulti, magari anche bravissima, tutti 10 in pagella.
Poi esce di scuola, cade la maschera e partono gli sfoghi, i pianti, i libri tirati, le “bizze”.
Automaticamente il pensiero comune, anche degli specialisti al di fuori del campo dell’autismo ad alto funzionamento, è: succede fuori scuola, quindi il problema non è a scuola. Succede con i genitori, quindi il problema è con loro. E dagli di terapia familiare.
Be’, no. Succede con i genitori, perché dei genitori e del loro amore si fida di più e si lascia andare, ma succede per cose avvenute a scuola. A scuola una piccola Aspie cercherà disperatamente di mimetizzarsi nell’ambiente, di trattenersi, di non scoppiare e non rivelare quanto si sente aliena e in difficoltà, ed è fuori che tutto il disagio accumulato esploderà, in un ambiente dove si sente più al sicuro, più accettata come è. Non lo farà per opporsi ai genitori, lo farà perché non ce la fa più e non ha altri modi di esprimersi, visto che nessuno capisce come si sente dentro, soprattutto non a scuola.
Ed è per questo anche che tutti i sistemi tradizionali, di paletti regole premi punizioni forzature etc. con questi bambini non servono ad una beneamata mazza. Anzi, finiscono per peggiorare parecchio le cose, per tutti. Perché sono metodi per bambini nt oppositivi, e questi non sono bambini né nt né oppositivi, cioè si oppongono apparentemente ma non perché siano oppositivi, è per altri motivi, l’ansia di solito. Ci vuole una gran quantità di elasticità, strategie variabili, senso dell’umorismo, pensiero laterale, sapersi scegliere le battaglie. Vita vissuta, trust me.