Special thanks, Lego people

“Ok, allora magari possiamo sederci qui insieme ed aspettare. E respirare intanto”.
Quando la commessa di Legoland dice così, io quasi non credo alle mie orecchie. Sono alle prese da quasi 2 ore con la marea montante della crisi di S., l’ho inseguita per mezzo parco, non c’è verso di farla ragionare, non so più a che santo votarmi e alla fine mi tocca chiedere aiuto un’altra volta. Sono seduta per terra accanto a mia figlia accasciata sul pavimento, che non si regge in piedi. B. è seduta lì vicino, sconfortata come me. Dico alla ragazza che ho bisogno di qualche tipo di assistenza medica perché non so più cosa inventarmi, ho sparato tutte le mie cartucce per oggi e sto per crollare pure io.
E ‘sta ragazza bionda molla la cassa senza farsi problemi, si siede tranquillamente vicino a noi, ci propone di respirare, e mi chiede con calma cosa sta succedendo, se c’è qualcosa che può fare, se mi serve qualcosa.
S. all’improvviso non si vede più perduta, qualunque cosa abbia visto nella ragazza è riuscita a staccarla dal loop in cui era finita. Succede così, a volte, che mentre io ormai faccio parte del loop e non riesco a tirarla fuori, qualcuno da fuori ci riesca. Si riconnette un po’ alla volta, inizia a ragionare, si sente rincuorata dal sostegno che sta ricevendo. Si tira su seduta, cerca di comunicare con la ragazza attraverso di me.
Chiedo una sedia a rotelle, perché S. non è in grado di camminare adesso. Tempo 60 secondi e compare una sedia a rotelle, con aiutante incluso, no question asked. Mettiamo S. sulla sedia e andiamo all’uscita, accompagnati dalla ragazza che mi dice sorridendo di non farmi problemi, che bisogna darsi una mano quando serve etc. Chiedo all’addetto all’ingresso se sarebbe possibile usare la sedia fino alla macchina, nel parcheggio. Il vichingo sorride e mi dice “ma certamente! Portala fino alla macchina e poi la riporti indietro”. Usciamo da Legoland, porto S. alla macchina che ormai ride, la bufera è passata del tutto, anche B. è rinfrancata e allegra di nuovo.
Buddah, te prego, fammi rinascere Asperger ma in Danimarca.

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