Cry wolf

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C’è un episodio significativo nella nostra lunga relazione di amore e odio con gli specialisti che seguono le nostre figlie (nel senso che alcuni li amo senza riserve ed altri comprerei un SUV solo per tirarli sotto e fare pure retromarcia, visti i casini che ci hanno combinato).

Comunque l’episodio è questo: l’Aspergirl ha sempre avuto quelle che si chiamano “crisi comportamentali” o “meltdown” nell’autismo, crisi violente di rabbia pianto confusione e tutto il cucuzzaro, ed io doverosamente le riportavo ai suoi curanti. Ai medici, alle psicologhe che la valutavano o ce l’avevano in carico. Io cercavo di spiegare, raccontare etc. e sì signora certo certo, annotavano, ponderavano, valutavano e poi stavamo sempre allo stesso punto e con la stessa diagnosi.
Poi è successo che l’Aspergirl ha avuto una crisi, o un meltdown, particolarmente forte, proprio nello studio della sua psicologa. Prima volta che capitava fuori casa e veniva visto da qualcuno che non fossimo io e suo padre.

Mezz’ora dopo avevo al telefono un preoccupatissimo npi che mi proponeva un ricovero urgente in centro all’eccellenza perché aveva ricevuto una chiamata dalla collega piuttosto allarmata per quel che aveva visto.
Ecco, lì ho avuto un’epifania: non mi prendevano sul serio! Non mi credevano davvero, fino a quel momento . Quando io raccontavo qualcosa dei problemi che affronto tutti i giorni, e la raccontavo in modo composto perché io *sono* una persona composta e controllata, non sto lì a strapparmi i capelli e perder tempo ed energie in sceneggiate eduardiane… loro non mi prendevano sul serio. O non capivano. Pensavano che fossi la classica madre ansiosa degli stereotipi italici, oppure esagerata, oppure inesperta. Facevano una tara sulle mie parole, insomma. Mi sono ricordata che quando studiavo medicina in effetti noi studenti venivamo effettivamente addestrati anche a non considerare come oro colato quel che diceva il paziente, anzi a coltivare una certa diffidenza nei suoi confronti. “Vi diranno che è uscito un sacco di sangue, in realtà se era mezzo bicchiere è già tanto”, cose del genere. Il professionista medico non stima molto il paziente che ha davanti, e meno ancora la madre del paziente che ha davanti, che già solo perché donna e madre è meno attendibile. Ed io e l’Aspergirl eravamo finite in questo bias, senza rendercene conto.

Mi è capitato altre volte dopo di rendermi conto che mi prendono sottogamba? Be’ sì. Sono diventata più incline alle sceneggiate eduardiane per farmi prendere un po’ più sul serio? No, mi rifiuto, non posso, non fa parte di me. Però ho iniziato a filmare alcune cose, perché un filmato vale più di mille parole, poi se vedo che lo specialista di turno comunque non mi prende sul serio… o pianto la cazziata per vedere se gli sturo le orecchie o vado direttamente altrove. Di bias ne abbiamo avuti abbastanza in questa storia.
(foto di nickyb)

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