
Leggo oggi su un post di Repubblica che, a quanto pare, sta crescendo a dismisura il numero di bambini “colpiti da una neurodiagnosi”. Dice proprio così, colpiti. Da neurodiagnosi. Mo’ le diagnosi volano in giro come frisbee, ho pensato, e ogni tanto beccano qualcuno in testa, si vede.
Il post prosegue con altre scelleratezze tipo definire l’autismo una disabilità cognitiva, e sostenendo che le diagnosi di dislessia e DSA in generale sono aumentate a dismisura, troppo. Grazie tante, Repubblica, è da relativamente poco che sappiamo cos’è la dislessia e quindi possiamo diagnosticarla. Ma, come per gli autistici, i dislessici sono sempre esistiti. Solo che si beccavano la diagnosi non ufficiale di pigro, svogliato, somaro, distratto etc etc. Se oggi le diagnosi aumentano è solo perché finalmente le fanno, benedetta pazienza.
Quindi, Repubblica, adesso ripeti con me: l’autismo non è una disabilità cognitiva, è una neurodiversità che può essere accompagnata da disabilità cognitiva, ma sono due cose diverse; le diagnosi di dislessia e DSA in genere sono grosso modo quelle attese dalle stime di prevalenza nella popolazione, non di più (anzi semmai di meno, ancora); e infine la diagnosi non è uno strano oggetto contundente, è un utile strumento di lavoro per aiutare tanti bambini che altrimenti sarebbero etichettati molto male (vedi sopra).
Ce la potete fare.
Un pensiero riguardo “Le diagnosi volanti”