
Quattordici anni fa ho scritto questo, su un forum per mamme che frequentavo all’epoca, e negli anni questa consapevolezza ha fatto un po’ da bussola a tante delle scelte che ho fatto, che ho dovuto fare, per il futuro dei miei ragazzi (ed anche per il mio). E’ vero, ci sono cose per cui le persone autistiche sono atipiche. Ma ci sono anche tante cose per cui siamo tutti uguali, noi umani. E una è questa: non impari quando soffri, non impari quando stai male, non cambi davvero sotto pressione. Dovremmo ricordarcelo più spesso, per i nostri figli, e per noi.
“Circa sei anni fa ero sdraiata sul pavimento di una palestra, su un comodo materassino di gommapiuma, ed attorno a me i miei compagni di corso. Un istruttore Feldenkrais con voce tranquilla ci stava dando istruzioni semplici per farci esplorare gentilmente la nostra organizzazione motoria. Ci raccomandava ogni poco di fare movimenti piccoli, comodi, di non forzare, di non cercare la performance o chissà ché, che l’importante era esplorare questo movimento, l’ampiezza era ininfluente ora. Ci ricordava di respirare, di non contrarre muscoli inutili, di prenderci delle pause quando ne avevamo bisogno. Ci consigliava di ascoltarci, ascoltare i cambiamenti anche minimi nel corpo, i suoi segnali. Ricordo che era una serie di esplorazioni motorie della mobilità della gabbia toracica, e ad un certo punto lì, sdraiata, con questo senso di grande benessere fisico ma anche psichico, questa nuova ampiezza di respiro raramente sperimentata, ecco lì un pensiero se è fatto largo in modo imperioso:
MA PERCHE’ CHEZZ DOVREI SPUTARE SANGUE SUDORE E LACRIME SU UN CAVALLETTO BIONERGETICO?? Quando la stessa apertura la posso ottenere in modo comodo, piacevole, gentile??
Ecco, quella è stato un balzo evolutivo notevole per me
Passo indietro: io sono una fisioterapista. Quando facevo tirocini e poi lavoravo in reparto, ricordo di aver visto ad esempio ginocchia anchilosate piegate a forza, mentre il paziente si sforzava di non urlare. E comunque l’idea che un po’ di dolore era necessario ed inevitabile. Io fin da quei giorni lì non ci ho mai creduto. Oggi ci credo ancora meno: ho studiato e lavorato con la rieducazione posturale, con la riabilitazione neurologica, con lo shiatsu, alla fine sono approdata al Feldenkrais. E ne sono sempre più convinta: si acchiappano più mosche col miele che con l’aceto, come diceva la mi’ nonna. Il dolore è solo dannoso.
Penso che siamo un po’ vittime di questa idea che le cose importanti si imparano con lo sforzo, magari con il dolore, attraverso la difficoltà.
Io con il Feldenkrais ho imparato motoriamente e non solo più che con qualsiasi altra cosa. Quando per trent’anni della tua vita pensi che tu sei quella che non riesce a sedersi tra i talloni, e manco con tutto lo stretching di questo mondo (e facendoti pure un po’ male) ci sei riuscita, e poi in due giorni di lezioni Feldenkrais in cui apparentemente fai pochissimo e bella comoda ti ritrovi all’improvviso seduta tra i tuoi talloni, easy and soft…. ecco, lì è proprio un’epifania, a sudden revelation. Lì capisci che la possibilità di cambiare esiste, e che il cambiamento in meglio puo’ avvenire senza sforzo, senza dolore… che la vera intelligenza è quella. Che si imparano cose nuove, e che le cose nuove il nostro cervello le impara meglio quando è rilassato e si diverte. Mai riso tanto come alle classi di Feldenkrais, una volta mi sono ritrovata a fare una specie di complesso giro su me stessa stando sdraiata sulla pancia ed era così sorprendente che giravo e ridevo, giravo e ridevo come una bimba.
Ho pensato che in vita mia ho imparato tanto da tante cose, ed oggi il mio modo di essere madre e concepire l’educazione deve tanto al Feldenkrais, come pure a tutte le persone pazienti e gentili che ho incontrato, prime tra tutte mia madre e la tata di Sara.
In questo periodo mi sento bene. Ho rispolverato il Feldenkrais, ho deciso che per me andare in palestra a famme male con step pump e co. è una str0nzata e quindi faccio danza orientale, che mi diverte, e Pilates, che è intenso ma non mi fa spolmonare, ho deciso che io odio correre e quindi semmai cammino, come attività cardiovascolare va bene lo stesso. La sera invece di vedere telefilm violenti mi faccio un po’ di Yoga Nidra. Ho deciso di non farmi male, di essere gentile con me stessa. Funziona.
Era un pezzo che volevo scriverlo, se siete arrivate fin qui grazie, e complimenti
Neeta
p.s. http://www.feldenkrais.it per chi si chiedesse cosa chezz è ‘sto Feldenkrais”