Il capitano Chesley “Sully”Sullenberger, quello che ha ammarato con un Airbus A320 sullo Hudson, ha dichiarato più o meno “è stato il momento in cui ho dovuto fare appello a tutto quello che avevo studiato ed imparato in tutta la mia carriera, per prendere le decisioni giuste in breve tempo”.
Ecco, svegliare e portare a scuola mia figlia la mattina è un po’ così.
Se avete familiarità con le procedure di pilotaggio di un aereo (io, da brava fobica del volo, le so tut-te) saprete che esiste una regola che si chiama “sterile cockpit rule”, cioè “regola della cabina di pilotaggio sterile”. Sterile nel senso di priva di qualsiasi contaminazione non necessaria o rischiosa. E’ quando si è impegnati in una procedura particolarmente importante, come il decollo e l’atterraggio, e tutti i discorsi al di fuori di quello vengono banditi. I piloti devono concentrarsi sul compito del momento, portare a termine una serie di procedure e di controllo di procedure lungo e complesso, con l’aiuto di checklist prestabilite, e smettono di chiacchierare di altro, non fanno commenti di nessun tipo, ci si concentra tutti sull’unico obiettivo che conta: portare a terra ‘st’aereo.
Ecco, svegliare e portare a scuola mia figlia la mattina è un po’ così.
Cominciamo all’orario prestabilito, perché ci serve un certo tempo per tutte le procedure, e qualcosa di più per eventuali ritardi. Ma non troppo di più, o non sapremo come gestire il tempo che avanza. Parte una checklist mentale, ed ogni passo si fa in quell’ordine ed in quel modo, concentrati e inizia.
Alzarle la glicemia: fatto, con latte scaldato nel microonde 60 secondi se esce dal frigo, 30 se il brik è appena aperto. 4 cucchiaini di zucchero. Se sbagli temperatura o zucchero, in cucina e rifare.
Darle il buongiorno: fatto, con un tono di voce neutro, non troppo alto, niente enfasi, niente chiacchiere, dille che è giorno e levati di ‘ulo mentre digerisce la cattiva notizia.
Luce ancora spenta: fatto.
Preparare i vestiti: fatto, una maglietta, un paio di pantaloni, un paio di calzini, biancheria. Tutto fresco di bucato, ogni giorno un cambio nuovo. Non barare, si accorge benissimo se i calzini sono di ieri, ha dei sensori appositi.
Scaldare i vestiti: fatto, d’inverno mettili sul termosifone per evitare lo shock termico del passaggio da sotto le coperte alla dura realtà…
I prossimi venti minuti, in cui ascolta musica per svegliarsi di umore decente, sono vitali. Non proporle niente, lasciala sta’. Fatto.
Inizia delicatamente a ricordarle che deve vestirsi per la scuola. Scegli il momento giusto, né troppo presto né troppo tardi, o ti toccherà risalire in quota e ritentare alla seconda ora.
Hai sottomano l’orario di scuola, annunciale con tono neutro le materie di oggi, ed il programma generale della giornata.
Dalle altri 10 minuti di musica per digerire pure le materie: fatto
Ok, si sta vestendo. Ricordati che l’obiettivo è portarla a scuola, non vestirla per una sfilata, quindi si veste come si veste e tu faccia da poker. Se si lava bene, sennò salta alla checklist successiva, gli aerei possono atterrare con un solo motore e un po’ di deodorante, se proprio si deve. L’importante è atterrare.
Se inizia a suonare un allarme e si accende qualche spia rossa lampeggiante, tipo “oddio i miei capelli oggi fanno schifo” o “no no oggi c’è la verifica non mi ricordo niente”, sangue freddo, molla tutto e mani sulla cloche, niente manovre brusche con il timone e inventati alla svelta un modo di ristrutturare positivamente la cosa. E magari prova con un po’ di gel su quei capelli.
Sorridi sempre. Sempre. Possiamo ancora farcela.
Ora inizierà a chiederti delle domande. Ti chiede sempre delle domande sul suo argomento preferito del momento, per tenere a bada l’ansia, e tu dopo un po’ le domande intelligenti le hai esaurite tutte ma devi portare quest’aeroplano a scuola, dannazione, quindi va bene pure chiederle se i Transformers Autobot hanno il ciclo anche loro.
Sempre facendole domande ci si avvia verso la porta. Questo è il momento in cui qualsiasi discorso esterno può costituire una turbolenza, quindi concentrazione, faccia da poker, sorridi. Non scoraggiarti, ci siamo quasi.
Ora devi mettere giù il carrello d’atterraggio, questo potrebbe cambiare l’assetto di volo: attenzione a quando si esce da casa. Parla poco e solo di argomenti necessari. Salite in macchina, quella grande, perché c’è l’autoradio funzionante, e si va a scuola.
Continua con le domande, siete davanti a scuola. 100 metri. Domande, domande, bisogna riuscire a toccare terra nell’atrio senza scossoni. 50 metri. Se quando vede l’insegnante di sostegno non ha scatti, è fatta. Le ruote si poggiano sulla pista, sorridi all’insegnante, tira su i flap, inizia a frenare. Cerca la battuta finale per sganciarti, girati, taxi sulla pista verso l’uscita…
Gli applausi all’atterraggio sono tremendamente kirsch, lo sappiamo tutti, ma tu ne fai uno silenzioso a te stessa: anche per oggi hai evitato un crash landing.
Grazie per aver volato con Aspie Airlines, vi aspettiamo per volare ancora con noi presto.
Per la precisione, domani mattina alla stessa ora.
(dedicato a tutti quelli che pensano che se arriviamo in ritardo è perché ce la prendiamo comoda e che se le mie figlie non vanno a scuola è perché noi siamo genitori mollaccioni)